Era l’inizio dell’anno ………..non mi sembra però sia cambiato molto………..
il tempo come soffio di vento ci annoi a e non poco, se avessimo solo la facoltà di restare a osservare quieti, addolciti e appassiti solo i petali di nuovi fiori muoversi per iquesto subdolo vento non ci sarebbe storia da fare e vivere o morire………..e poi se è vero che i fiori sono anch’essi “provvisori”, fiotti spontanei di bellezza a cui far attecchire bellezza, espressioni di giusta armonia in cui il tempo è il pretesto per nuovi lucenti sguardi verso l’altrove possibile ci attendono e non chimiche statiche realtà di fango sterile………….. un nero peso senza fascino alcuno……………doveva essere anch’esso provvisorio, invece dura da tanto tempo, ma non impedisce alle braccia, alle teste e all’anima di muoversi per liberarsene ………finalmente……….bene, perdonate il cumulo di parole…………torno ai rifiuti…………ecco l’articolo del 7 gennaio……….da allora (era pianura in moto, poi marigliano, poi savignano, poi……….) non trovo quasi differenze nella consapevolezza dell’avvenuto abbandono civile………se non che sono passati altri 54 giorni più o meno pestilenziali………….

I KURDI NAPOLETANI

All’orizzonte tra apocalittici fumi e masse deformi di città che ricordano scenari post-bellici si allontanano o si avvicinano, non con stupide torce e fuoco ma solo con urla e teli scritti a protesta, fiumi di gente esasperata, impauriti dalla detonazione della bomba successiva, fiumi di gente che vuole conservare la propria dignità in una fuga da resistenza silenziosa…non sono Kurdi, ma, a mio vedere, sono comunque perseguitati politici e sono così maltrattati, sono così calpestati, sono così carichi di rabbia.
Avrebbero le facoltà di scegliere un qualsiasi altrove per produrre i propri rifiuti e vederli smaltire correttamente proprio come in qualsiasi altrove civile che si rispetti, come in qualsiasi altro angolo del mondo industrializzato degno di essere chiamato tale.
Non sono Kurdi, non sono Iracheni, non appartengono fisicamente ad un popolo funestato realmente dalla guerra, dalle sue ombre e dai suoi delitti, sono posizionati nel bel mezzo di una florida nazione europea ma comunque non resistono più ad uno speciale genocidio delle dignità umane che dura da anni e che li identifica tutti come massa informe incivile e ignorante che non sa comportarsi eticamente e si crogiola quasi nel proprio disastro sociale fino a impugnare fuoco mani e armi quando proprio l’attesa di un futuro migliore diventa senza senso e il proprio spazio comune diventa discarica ignobile, gabbia d’infezioni e diossina, vetrina dell’illegalità diffusa e dell’ignoranza…
Lo speciale genocidio che nasce dalle nocive criminali interferenze, dall’indifferenza civile, dal governo inconsistente e stantio del territorio, tutte le radici cattive che hanno sempre pensato “domani è un altro giorno” fino ad oggi che non hanno più domani, appena un istante prima del disastro ecologico-ambientale.
Sotto le luci di informazioni che stentano a dare risalto alla reale criticità, al reale sconcerto radicato nel luogo diffuso dell’emergenza, espressione orami ridondante, seccante e riduttiva della realtà, ma piuttosto rivolgono microfoni e registrazioni vergognose allo shock amabile e televisivo delle esasperazioni, di quelle criminali e di quelle ordinarie, si muovono vite, esseri umani che non hanno proprio un bel nulla dei perseguitati politici.
Apparentemente, ma ben radicata nelle profonde viscere campane, la “persecuzione” – chiamiamola così per onore di cronaca alle precedenti emergenze ambientali – è iniziata in epoche lontane, precedenti alla mia nascita in epoca vintage, e ha avuto una evoluzione così lenta che la mobilitazione non ha avuto modo di esprimersi come prevenzione del male, ma solo a cose fatte.
A cose fatte, male.
Non sono Kurdi, ma sono napoletani, sono campani tutti, che hanno diritto anche loro ad un esodo da una terra, all’abbandono del loro spazio umano geografico e sociale che è reso disumano da tanta schifezza sotto i piedi, nell’aria, nei desideri, nel dolore che non si può cambiare.
Allora qualcuno inizia a non respirare più, a non vedere più normalità, possibilità, possibile evoluzione, a non voler più aspettare, a non volere ulteriori maltrattamenti, perché semplicemente non li merita, non è camorrista, non è furbo, non è incivile, ma lavora, paga le tasse, fa la raccolta differenziata (ora anch’essa inutile, dato il mucchio informe nel suo cortile, alto quasi tre metri), e non si dà pace se l’amministratore che si dice esasperato per la “tragedia” allo stesso suo modo non si dimette, non dà un forte segnale di difesa del cittadino e non del proprio personale potere.
E sapete perché non si dà pace? Perché è indignato fino al midollo delle ossa, quelle stesse ossa che ospiteranno con maggiore probabilità di altri un cancro, non si dà pace perché semplicemente è lui che vuole dimettersi da cittadino di questa città, non gl’appartiene questo schifo anche se è stato lui a produrlo, perché lui paga 250 euro di tassa per la spazzatura e non crede giusta questa umiliazione continua del suo senso civico, del suo appartenere al mondo. Egli rifiuta anche lo schermo che lo cattura mentre scende di casa a fare lo slalom tra roghi e cumuli ancora inesplosi, con la mascherina azzurra, mentre dice a sua moglie di non mandare i figli a scuola non perché vuole andare contro civiltà come si ostinano a dire ma solo perché non c’è nulla di civile nel far tentare di entrare dei bambini di 7 e 9 anni in una scuola elementare in cui il cortile è ora una discarica puzzolente con topi e percolato. Nessuna illegalità da “ evasione scolastica”, dunque.
E infatti si dimette da cittadino napoletano, avellinese, beneventano, casertano, (salernitano, no perché il sindaco con elevato senso di responsabilità li salva ancora per un altro mese), insomma si dimette da cittadino campano.
Non gli appartiene questa profonda e stupida inciviltà, e risponde a chi da lontano gli urla “allora perché non hai protestato prima?”…
Risponde e così si sentono, da una strada periferica in saturo disastro, queste parole amare, parole senza odio ma piene di odiosa rassegnazione.
“Io ho fatto il mio dovere di cittadino, vivendo, lavorando e anche cercando di produrre meno rifiuti possibili e di stare attento al loro corretto posizionamento nelle tombe a colore ma sapete una cosa? Io non sono un ente, Io non sono un governatore ed Io non sono neanche un tecnico della pianificazione, ogni giorno Io lavoro per sostenere me e la mia famiglia… …semplicemente, proprio come fanno in tutto il mondo…era la mia normalità, quella…ora invece protesto da dodici giorni e non lavoro, non guadagno, gli scenari non cambiano né coi roghi né con la violenza e neanche con le mie proteste civili che hanno solo il fine estremo e disperato di proteggere la comunità in cui vivo da ulteriori disastri sanitari.
Io sono un ex-cittadino, non ho più stima di me come tale in questo luogo infernale ed allora non mi resta nulla da fare, non posso che attivare un esodo in una terra, l’altrove qualsiasi, che mi consentirà un lavorare e vivere civile senza che mi preoccupi la mattina di alzare picchetti e barricate tra fiumi di mazzate e fumi di diossina e altri veleni ancora come l’incomprensione e l’indifferenza, per ottenere solo i miei diritti da essere umano e da consumatore. Non desidero nulla di più se non una comune banale ordinaria tranquillità, che qui non esiste…arriverà?prima o poi? Sì ma io sono stanco e non ho più voglia di aspettare”.
Da pochi giorni è iniziato 2008. Gira nell’aria tossica una provocazione non fine a se stessa. Buon anno e buon esodo civile a tutti i veri cittadini.

inserito in  www.comunitaprovvisoria.wordpress.com